Critica



1 IMMATERIALITA' VIBRANTE
1969
Venezia


dal catalogo di "DIALETTICA DELLE TENDENZE"

... Guido Baldessari svolge nuclei visivi ridotti nel chiuso giro di immagini in formazione, analizza verità e argomenti del cosmo, assurde e inedite catene di allucinanti apparizioni proiettive. Tutto esplorato con materie essenziali e in una purezza simultanea di stesure argentee di percezione spaziofenomeniche che puntualizzano una metafora della realtà interiore e i circuiti genetici e mobili di una elaborazione strutturale in divenire ...

Domenico Cara


2 IMMATERIALITA' VIBRANTE
1969
Venezia


dal catalogo di "RIVENISE 80"

... Guido Baldessari è stato tra i primi artisti (il primo a Venezia) a sposare la causa dell’optical: ne ha riassunto ingegnosamente le componenti scientifiche mediante un semplice accorgimento tecnico, inserendo un filtro tra l’immagine geometrica rappresentata e l’occhio dell’osservatore. L’espediente, ricavato da applicazioni le più disparate, dal gadget al computer, gli consente di mantenere indefinita la soglia del reale. In tal modo la precisione aurea delle sue costruzioni grafiche si disarticola per attraversare lo schermo e quando viene ricomposta dalla retina mantiene l’incanto dello strano viaggio intrapreso e mai completamente finito ...

Franco Batacchi


3 LIRISMO RITMICO
1970
Venezia


dal catalogo di "RIVENISE 80"

... Guido Baldessari, prosegue nella sua indagine sulla instabilità percettiva, intensificando o attenuando, a seconda delle intime pulsioni emozionali, la “frequenza” cromatica (dal gioco di vibrazioni sul bianco e nero a sempre più complesse articolazioni coloristiche), che, a mio avviso, presenta sorprendenti parallelismi con il linguaggio musicale. Lo schermo, o filtro, che scompone il segno ed il ritmo, crea sorprendenti “pieghe”, semitoni (o sospensioni temporali) entro cui affiorano le emozioni più profonde e represse ...

Giorgio Segato


4 IL SOGNO DI ICARO
1987
Venezia


La pittura di Guido Baldessari, è innegabile che abbia alle spalle l’attraversamento dei moduli “optical” ...
... Sicché i riferimenti culturali di Baldessari appaiono chiari, nel momento stesso in cui è necessario sottolineare che si trattò appunto di un attraversamento, e che ora il suo lavoro pittorico, pur memore dell’esperienza passata, punta le sue carte in altra direzione, e precisamente nella direzione che considera il colore e i suoi rapporti come matrice di possibili ebbrezze cromatiche, come una sorta di “droga visiva” in grado di liberare inespresse possibilità fantastiche: mi pare estremamente probante, in questo senso, la serie di opere intitolate “Il sogno di Icaro”, dove già nel titolo si esprime il perseguimento di una pittura autonomamente realizzata nei suoi rapporti e nei suoi movimenti, senza che sia negata, contemporaneamente, la sua natura di metafora, di segno all’aspirazione di una vitalità non più compressa nella sua libera espansione esistenziale. La libertà nella pittura, insomma, la felicità nella pittura: e certo queste opere assumono, nei momenti migliori, una consistenza magica, di talismano, di preziosa superficie cabalistica in cui si forza un destino di felicità sempre rimessa in discussione dalla concreta vita quotidiana.

Giancarlo Pauletto


5 GEOMETRISMO MAGICO
1987
Venezia


dal "Gazzettino di Venezia" 30 aprile 1988

... I lavori recenti di un artista veneziano, Guido Baldessari, da sempre attivo nell'area espressiva definita "optical" in una indagine di grande rigore strutturale. L'artista sembra perseguire il sogno di una percezione emotiva e mentale ad un tempo dell'immagine che costruisce affidandone gli esiti formali al colore crudo e alla geometria in una operazione che tende a coniugare l'esattezza scientifica e l'ambiguità emozionale...

Enzo Di Martino


6 STRUTTURE SUGGERENTI
1988
Venezia


da "PERCORSI d'ARTE 90"

... Ciò che egli ha conservato dell’op-art, sono gli effetti di percezione, avendo, per il resto, realizzato nuove strutture segniche e cromatiche raffinate, rese tensive dalle geometrie, che non divengono schemi o ripetitività di scrittura. Il disegno guida le forme e ingloba il colore. Le superfici sono scandite ritmicamente da interazioni segnico/cromatiche, contrastate e sfumate, tali da consentire il ritrovamento di una “localizzazione”, pura ed estraniata, priva di ogni ambiguità. Il guardare attorno, per Guido Baldessari, è già norma strutturante, che gli consente di ricreare una “struttura”... come spazio razionale ...

Giulio Gasparotti


7 PULSIONI RITMICHE
1992
Venezia


dalla presentazione della mostra "VENETO SPAZIO CULTURA" - Palazzo Ex Prigioni Vecchie - Venezia

... Diverso è il motore che anima la pittura di Guido Baldessari. Una pittura emanazione di una personalizzata lettura dell'ambiente e da una sua geometricamente razionale interpretazione; ambiente mai da leggere come momento figurale delle cose ma come evoluzione dinamica di un insieme di segni cinetici che trovano sempre il loro momento riunificatore nel processo cromatico, comunque indispensabile, ed in una lettura attenta che lo trasforma in un ideale "paesaggio". Un paesaggio dettato e voluto dal pensiero umano che come tale si trasforma in elemento coagulante delle diverse tesi pittoriche...

Enrico Buda


8 OMAGGIO A TINTORETTO
1993
Venezia


Ritrovo nei suoi quadri le stesse vibrate emozioni, le ombre e le trasparenze, i giochi dell'acqua sui marmi delle facciate che si raccolgono fitte e si confondono, si sovrappongono in una immagine globale e densa di luce.
I suggerimenti provenienti dalla natura - una natura naturata e divenuta civiltà - si combinano con il colore e coi materiali pittorici adoperati dall'autore accordandosi a necessità differenti nei toni e nelle forme. L'immagine diviene così pretesto per un rapporto divenuto estremo fra linea e profondità; dai primi piani proprio l'immagine, quasi simbolo o impronta grafica, si emerge e si allarga seguendo direttrici e orizzonti più ampi ...

Giandomenico Semeraro


9 TENSIONI
1994
Venezia


... La sua è una ricerca impostata sulle variabili luce – colori – energia – dinamismo, su quel misterioso rapporto che lega queste quattro entità. E’ una ricerca quindi ben più profonda di un mero accostamento di cromatismi. A Baldessari interessa soprattutto la luce nel momento stesso della sua formazione, la sua propagazione ed energia, gli effetti degli impulsi luminosi, l’attimo del Big – Bang. Luce quindi come elemento primigenio dell’universo, come origine del cosmo, come energia di vita ...
... Non si può negare alla sua pittura una forte carica emozionale dovuta alla continua ricerca di equilibrio tra il dinamismo della luce e del colore. Un lucido rigore calibra l’intreccio tra le vibrazioni coloristiche ed i fasci di luce. La struttura si carica di energia, vibra, si scompone al più piccolo spostamento del nostro sguardo. Ne deriva una realtà inafferrabile, mutevole, in continuo e rapido divenire: è la realtà dei nostri giorni.

Paolo Baldan


10 VISIONE ATTIMALE
1999
Venezia


... Egli enuclea un’altra forma di pittura, la sua, che lo rende unico e riconoscibile fra tutti gli altri pittori. I suoi quadri sono una continua ricerca di forme e di colori; le forme sempre aperte, sempre in movimento, dalle quali s’intuisce che sono destinate ad evolversi, quasi ad annunciare nuovi “discorsi”, quasi a far intendere che possono e devono crescere sempre. Qualcosa che può sembrare compiuto, ma che è invece l’annuncio e l’impegno di dover andare oltre e crescere, mai compirsi (come la creazione non è mai compiuta) e, per chi la sappia capire, destinata verso nuovi lidi e nuovi confini. Ma c’è una considerazione fondamentale da fare sulla composizione dei colori, sulle cromie sempre nuove, sugli accostamenti, i più semplici, ma anche i più arditi.
Esplode, certamente non nelle figure, nei paesaggi, nelle scene mitologiche, nei capricci, ma nella sostanza del quadro, che è luce e colore, l’esperienza della pittura veneziana; dalla vivacità del Tintoretto alla severità del Vivarini, dall’armonia quasi musicale di Palma il Giovane alla severità del Carpaccio, alla dolcezza del Cima da Conegliano, alla drammaticità di Lorenzo Lotto (specie nei suoi ritratti anticipatori della pittura dell’ottocento). Ed ancora una volta si deve ricorrere ai fondamenti culturali di Baldessari, alle sue letture, ma soprattutto alle sue riflessioni. È quella luce che lo tormenta e che lo affligge, questo mistero dei misteri, nascosto ai più: i neri, i blu, quei colori neutri che esprimono bagliori di luce sempre nuovi ed autonomi…Non le opere devono essere illuminate dalla luce ma la luce stessa si autocrea, si esprime e si espande diventando nuova sorgente, senza bisogno d’aiuti e di supporti ...

Dino Manzelli


11 ANADIOMENE COSMICA
1999
Venezia


dal catalogo della mostra di pittura "ALKIMIE CROMATICHE" del Gruppo d'Arte "MATERIA PRIMA" (18 maggio - 10 giugno 2003, Centro Culturale Candiani di Mestre)

La prima impressione è quella di una pittura elettrica, carica di nervosismo dinamico. Sono quasi delle scariche che si propagano nello spazio, dando luogo a iridescenze e cangiantismi cromatici. I segmenti vibrano e pulsano, in un’atmosfera ricca di fughe prospettiche. Poi ci si rende conto che l’apparente disordine si riconduce ad un ordine che potremmo definire cosmico: una ricerca di armonia nei contrasti, di unità nella frammentarietà. Ed ecco che ogni dipinto acquista una sua dimensione che non è soltanto fisica, ma anche concettuale.
Sta qui il fascino della pittura di Baldessari. Essa è il risultato di una lunga sperimentazione, condotta per decenni: un viaggio avventuroso, e insieme pilotato, verso un’idea del Bello che non sia soltanto estetica. Indubbiamente la base tecnico-esecutiva risulta con evidenza pur nei sussulti e nelle esplosioni; e il ritmo grafico è condotto con coerenza, alla pari delle varianti, sempre ben bilanciate, delle gamme di colore. Siamo in una dimensione che potremmo ricondurre allo Spazialismo storico e magari, più indietro, ad una matrice vagamente futurista. Si potrebbe aggiungere: c’è una sorta di aderenza ad una vitalità cosmica, cioè a qualcosa che esce dalle nostre stesse dimensioni. L’artista adopera tutta la sua abile strumentazione (compreso l’uso dello spray) per ottenere effetti di una vibrazione che ci porta “al di là”, dove il ritmo e il colore diventano proiezioni mentali, emozioni allo stato puro, sprazzi incandescenti di luce.
Questa “interpretazione lirica dello spazio”, come la chiama lo stesso Baldessari, non è fine a se stessa: cioè non si riconduce alla pura spettacolarità. Essa si inserisce in un filone di gusto che non esiteremo a definire veneto; almeno nella sua accezione primaria collegata all’astrazione bizantina dei mosaici. I colori sono armonizzati in modo straordinario, anche nella profondità tridimensionale. Alla fine il dinamismo di base riflette una libertà assoluta e, nel contempo, una strutturazione ben precisa: è il Cosmo stesso che si espande sotto i nostri occhi attoniti.

Paolo Rizzi


12 VISIONE COSMICA
2004
Venezia


La compiutezza comunicativa nelle opere di Guido Baldessari

Il limite di certe opere optical è, alla fine, l'impersistenza di una logica comunicativa di fondo. Come se, lavorando su luci e colori, per l'artista null'altro avesse senso o valore. Così, capita che l'evanescenza di certe rappresentazioni - in quanto surrettiziamente libere da condizionamenti interpretativi - finisca per renderle esteticamente deboli, magmatiche e inconcludenti. Questo pericolo, invece, è sventato, e in modo egregio, nelle opere di Guido Baldessari. Anche chi, come noi, all'op-art si è sempre avvicinato con un certo scetticismo, sente arrivato il momento di ricredersi. Nelle opere dell'artista veneto, si denota una forte attenzione alla pragmatica dell'equilibrio geometrico, degli spazi, dei vuoti, delle sfumature. Così che i diversi spettri di colore giocati a livelli di profondità variabile ottengono il risultato atteso, cioè una soddisfacente compiutezza comunicativa a livello semantico/sensoriale. In altri termini, la forma si disgrega ma per ricostituirsi sul piano concettuale puro (il puro pensiero del colore), la luce si segmenta in onde vibratili attraverso i virtuosismi - mai fini a se stessi - circocentrici, avvolgenti, stranianti delle linee, per farci approdare a un'esperienza quasi pre-onirica che gli studiati inganni ottici, di tipo tridimensionale, trasformano in brividi coloristici di estrema efficacia.

Ugo D. Perugini


13 VISIONE SPAZIALE
2007
Venezia


Capire la mente e le sue manifestazioni ...

Nell'affermare questo, Guido Baldessari ha rivendicato quale è l'essenza del suo intento filosofico ed artistico. Per rappresentare questo suo concetto egli si serve della luce, che usa per creare sfondi neri che simboleggiano l'inconscio umano, sui quali si muovono vertiginosamente e infinitamente strane figure geometriche (iperboli, cerchi, ecc...), intese come manifestazione razionale, quasi geometrica, di questo io interiore, così da permettergli di misurare e coglierne l'immensità. Lo sguardo dell'osservatore, per penetrare tali immensità, deve perciò incunearsi dentro queste forme e roteare assieme a loro: la velocità, il colore vivo metallico, che diventa quasi un flash-back, la mutevolezza spaziale sembrano quasi rimandarci ad accenti futuristici, tanto cari al pittore.

Siro Perin







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